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Appello a tutti...

Quest'anno il Lampedusa in Festival è arrivato alla sua terza edizione. Con molto entusiasmo stiamo portando avanti questa iniziativa che riteniamo sia importante per Lampedusa, i lampedusani e tutti coloro che amano l'isola. Purtroppo, anche quest'anno, dobbiamo fare i conti con le nostre tante idee e i nostri pochi fondi per realizzarle.

Chiediamo a tutti coloro che credono nel Lampedusa in Festival e nel lavoro che Askavusa sta facendo -rispetto all'immigrazione e al territorio di Lampedusa- di dare un contributo, anche minimo, per permettere al Festival di svolgere quella funzione di confronto e arricchimento culturale che ha avuto nelle passate edizioni.

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martedì 10 marzo 2009

COME I PROBLEMI LOCALI DIVENTANO GLOBALI

Gli aerei senza pilota partiranno da Sigonella per spiare l’Africa, catturare informazioni tramite potenti e pericolosi radar, supportare le guerre USA. L’esercito italiano, compreso lo stormo di stanza in Sicilia, è già impegnato nel contrasto all’immigrazione clandestina. I profughi delle guerre africane (come quelle in Sudan e Somalia) sono spesso respinti in mare e – nelle intenzioni del governo – dovrebbero essere trattenuti a Lampedusa e ricacciati nei campi libici. Il Mediterraneo diventa un mare di guerra e di morte

La prossima volta che ascolterete un politico siciliano parlare della sua isola come di un ponte di pace proteso verso l’Africa, ricordategli la differenza tra le chiacchiere e la realtà. La Sicilia sta diventando un bastione della fortezza che respinge o incarcera i profughi, o nella migliore delle ipotesi li destina al lavoro servile; una piattaforma della macchina da guerra globale che spia stati sovrani alla ricerca di elementi per scatenare nuove guerre, o vincere quelle in corso; una caserma a cielo aperto che ospita temibili strumenti di morte pronti all’uso, dannosi per i suoi stessi abitanti.
MUOS, Africom, CPT e derivati, pattugliatori, Frontex, Global Hawk, AGS sono i nomi dei (costosissimi) strumenti di guerra e di contrasto all’immigrazione usati contro un intero continente, e che per buona parte trovano in Sicilia la loro base operativa.

Sorveglianza sul terreno
"Rispetto ad altre località – dice il ministro della Difesa La Russa festeggiando la decisione NATO di installare in Sicilia il sistema AGS (Alliance Ground Surveillance) - Sigonella si presta sia come luogo, sia come efficienza, sia come costi ridotti", ovvero un miliardo e mezzo di euro, di cui almeno 150 milioni a carico del contribuente italiano[1].
Secondo il ministro, il sistema porterà almeno 800 nuovi militari in Sicilia, che si sommeranno ai 3500 già presenti. “La realizzazione di nuovi residence porterà quindi una boccata d’aria fresca all’economia”, conclude La Russa. Facile ipotizzare il rilancio a breve dell’operazioni Xirumi, la maxi-lottizzazione degli aranceti di Lentini già in passato spacciate per future residenze dei militari Usa.
Al momento, però, la nostra economia già soffre abbastanza di “burden sharing”, ovvero la “condivisione del peso” delle spese, a cominciare dai circa 900 MWH a settimana consumati dalla base ed ammessi da poco da fonti ufficiali USA[2].
Secondo Robert Pszczel, portavoce NATO, il programma sarà operativo nel 2012. Subito saranno dislocati otto Global Hawk, i veivoli senza pilota costruiti negli Stati Uniti. Originariamente” dichiara Pszczel, “dovevamo impiegare sia aerei con che senza pilota, alla fine saranno impiegati solo questi ultimi”[3].
Il sistema AGS è un nuovo programma NATO che prevede appunto di impiegare aerei senza pilota (UAV) per le ricognizioni e la raccolta di informazioni su Africa e Medio Oriente, da destinare agli strateghi politici e militari dell’Alleanza atlantica ed ai “decision makers”. Il rischio riguarda anche la privacy dei cittadini, poiché saranno intercettabili anche le comunicazioni telefoniche. Il progetto è stato concepito nel clima paranoico della “war on terror” statunitense, quando nei posti chiave del potere c’erano gli autori del “Piano per un nuovo secolo americano” che ipotizzavano un rinnovato dominio USA sul resto del pianeta.
Nonostante i fallimenti della politica presidenziale di Bush, da cui ormai chiunque - compresi i repubblicani del Congresso - non vedono l’ora di smarcarsi, il governo italiano testardamente continua ad accodarsi a progetti ormai superati dagli eventi.
Uno dei punti di forza di questa politica che viene dal passato sarà la base di Sigonella, la cui posizione al centro del Mediterraneo è considerata ideale sia per le proiezioni contro il Medio Oriente (Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran) sia per possibili obiettivi africani (Sudan, Somalia), oltre che per il controllo sui paesi arabi del Nord Africa.
Tutti luoghi dove vere o fittizie minacce islamiche possano rievocare il fantasma dell’11 settembre, giustificare attacchi e bombardamenti, sostenere la prima e più forte industria degli USA, cioè il complesso militare e le tante corporations multimilionarie che attorno ad esso prosperano da anni.
Le nuove guerre saranno sempre più basate sull’innovazione tecnologica, in particolare l’automazione e la sostituzione dell’elemento umano. Gli aerei senza pilota sono uno dei punti cardine di tutti i nuovi piani, nonostante la loro incompatibilità con il traffico civile, specie in presenza di trafficati aeroporti nelle vicinanze: Sigonella si trova a due passi da Fontanarossa, terzo scalo italiano per volume di traffico, e già ne ospita il radar. Dobbiamo prepararci ad una nuova Ustica teleguidata?
Di fronte ad un parlamentare della Repubblica, e nel corso di una ispezione ufficiale, il comandante italiano della base smentì decisamente la realizzazione del MUOS, così come la presenza di aerei senza pilota. “La gestione di questi velivoli radioguidati non è compatibile col traffico civile già gestito dal radar militare”, disse[4]. Era la primavera del 2008. Basteranno pochi mesi per avere notizia del MUOS di Niscemi e dell’AGS di Sigonella. Chi prende, dunque, le decisioni? E i militari italiani ne sono informati?
L’installazione del MUOS (Mobile User Objective System) è prevista a Niscemi, nel cuore della Sicilia, dove già sono in funzione 41 antenne USA. Si tratta di una delle quattro stazioni terrestri del sistema della U.S. Navy che collegherà - con comunicazioni radio, video e trasmissione dati ad altissima frequenza - le forze navali, aeree e terrestri mentre sono in movimento, in qualsiasi parte del mondo si trovino. “Perché gli altri Muos sono installati in zone desertiche e a Niscemi vicino il centro abitato?”, chiede il sindaco della cittadina siciliana, evidenziando l’alto rischio per una popolazione vittima dei fumi tossici del petrolchimico di Gela da un lato e dall’altro delle onde elettromagnetiche emesse da installazioni trasmittenti per le telecomunicazioni già presenti dal 1991.

Contrasto all’immigrazione clandestina
Qualcuno ha mai visto un cinese che sbarca a Lampedusa? Eppure la comunità asiatica è tra le più numerose, ed in qualche modo dovranno pure arrivare.... L’esempio serve a comprendere che gli sbarchi sono un problema sostanzialmente televisivo ed elettorale: gli immigrati - concentrati sull’isola dai pattugliatori - sono visibili, vengono dall’Africa, sono musulmani, “disperati” e “clandestini”... Tutti elementi buoni per colpire la platea televisiva, ma i numeri rivelano che i migranti giunti a Lampedusa a stento raggiungono il 10% del totale di quanti arrivano in Italia, secondo i dati forniti dal governo nel corso degli anni.
Eppure, impedire sbarchi a Lampedusa significa risolvere il “problema dell’invasione” agli occhi di una opinione pubblica istruita alla paura da un ceto politico che sull’odio del nemico immigrato ha costruito straordinarie ed immeritate carriere politiche.
Da anni, i militari sono in prima linea in questa nuova lotta, ed il mare è la frontiera da difendere. La base italiana del “41.mo stormo Athos Ammannato”, che appartiene all’Aeronautica Militare Italiana ed ha l’onore di ospitare la struttura USA – che formalmente “non esiste” ed è in piedi grazie a misteriosi trattati internazionali -, era stata pensata per il classico scenario da “guerra fredda”.
Sommergibili infidi sotto il pelo d’acqua del Mediterraneo, regimi nordafricani non affidabili, marina ed aviazione proiettate minacciose verso il fianco sud dell’alleanza atlantica. Oggi la loro funzione antisommergibile si limita alle esercitazioni congiunte ed a volenterosi pattugliamenti. Per il resto, la giornata è impegnata in un’unica attività: il contrasto all’immigrazione clandestina
I velivoli dell’aeronautica pattugliano giornalmente il Mediterraneo (“ma sempre in acque internazionali”), dove non è raro incontrare quelle che i telegiornali senza fantasia definiscono “carrette del mare”[5].
Teoricamente, la sorveglianza dall’alto dello spazio terrestre e marino potrebbe essere usata per il contrastare gli sbarchi. La televisione ha ormai imposto l’immaginario di una frontiera sud da difendere dall’assalto di un’orda di “disperati” che viene a delinquere o comunque a mettere in crisi la nostra fragile economia.
(...)


SCHEDA 1 – Nuove guerre / Il “Comando Africa” e i profughi

Il concetto di contrasto all’immigrazione clandestina, praticato attraverso il respingimento alla frontiera, è illegale, almeno per quei paesi che hanno firmato la Convenzione di Ginevra. Chi parte può essere un migrante, alla ricerca di migliori condizioni di vita, oppure un rifugiato, cioè una persona che scappa da persecuzioni e guerre, e quindi ha diritto ad essere accolta e protetta. Il respingimento in mare, tra le altre cose, impedisce questa essenziale distinzione.
I conflitti in Africa sono pressoché endemici, anche grazie agli interventi occidentali. Il flusso di profughi somali e sudanesi che arriva a Lampedusa è ininterrotto da mesi. Dalla fine del 2008 gli USA hanno istituto il “Comando Africa”, dedicando al continente una nuova speciale attenzione.
Due dei comandi militari subordinati di Africom sono stati dislocati in Italia, uno a Napoli e l'altro a Vicenza. Gli scopi di Africom, lo riporta il saggista Manlio Dinucci, sono “l’assistenza umanitaria, il controllo dell'immigrazione e la lotta al terrorismo”.
Il Comando Africa non opera “nel quadro Nato”, ma è uno dei sei comandi unificati del Pentagono. Particolarmente importante sarà il ruolo di Sigonella: qui, dal 2003, opera la Joint Task Force Aztec Silence, la forza speciale che conduce in Africa missioni di intelligence e sorveglianza e operazioni segrete nel quadro della “guerra globale al terrorismo”.
Africom si concentra nell'addestramento di militari africani, con l’obiettivo di portare il maggior numero di paesi africani nella sfera d'influenza statunitense, prospettando così un confronto con la Francia e soprattutto con la Cina. In Sudan accade già qualcosa del genere, ed il risultato è il flusso ininterrotto di profughi di una guerra per il petrolio mascherata da conflitto religioso e tribale.
Eppure i profughi trovano ad accoglierli centri sempre più militarizzati, leggi sempre più restrittive, una generale ostilità fino alla delirante ipotesi leghista di Lampedusa come campo unico per l’immediata espulsione di tutti i migranti.


Scheda 2 – La curiosità / Soldati USA preoccupati per Alitalia: la posta arriva in ritardo

Un ampio articolo di “Stars and Stripes”, il giornale delle truppe USA all’estero, evidenzia la preoccupazione dei militari nei confronti di Alitalia.
Ma i pensieri non sono rivolti alla crisi dell’“official carrier” italiano, né ai posti di lavoro in pericolo, né tanto meno alle tormentate vicende della nuova compagnia. Le preoccupazioni sono tutte per il giorno di ritardo con cui arriva la posta cartacea che viene inviata dai familiari da ogni angolo degli Stati Uniti, concentrata al JFK di New York e spedita alla base di Napoli.
Da qui solitamente arrivava via aereo a Sigonella, ma a causa degli scioperi Alitalia e del suo incerto futuro, da natale 2008 viene caricata su un camion che giunge in traghetto in Sicilia.
Curiosamente, proprio mentre stanno predisponendo un imponente sistema di comunicazioni elettroniche satellitari con base in Sicilia, i militari USA si trovano in difficoltà nel gestire delle “vecchie” lettere imbustate inviate all’isola.
Pacchi e missive non possono salire su un altro vettore, perché Alitalia è il solo autorizzato a trasportare posta militare americana fino a Catania.


[1] I cittadini italiani pagano ogni anno circa 366 milioni di dollari per le “spese di stazionamento” delle forze armate americane, come contributo annuale alla “difesa comune”, ovvero il 41% del totale. Lo rivela il rapporto ufficiale “2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense” riferito all’anno precedente. La divisione degli oneri tra Italia e Stati Uniti varia di anno in anno di qualche punto percentuale.
[2] Electrical Consumption at NASSIG, The Signature, 4 febbraio 2009.
[3] Sandra Jontz, NATO system to boost U.S. Sigonella presence, Stars and Stripes, European edition, Wednesday, February 4, 2009
[4] Informazioni tratte dall’ispezione condotta dall’onorevole Salvatore Cannavò a Sigonella, 31 marzo 2008.
[5] Informazioni tratte dall’ispezione condotta dall’onorevole Salvatore Cannavò a Sigonella, 31 marzo 2008.
[6] http://www.terrelibere.org/terrediconfine/il-pentagono-a-obama-in-afghanistan-solo-per-sconfiggere-il-terrorismo
[7] http://www.terrelibere.org/terrediconfine/il-pentagono-a-obama-in-afghanistan-solo-per-sconfiggere-il-terrorismo, cit.
[8] La prima operazione designa l’intervento deciso nel 2001 contro l’Afghanistan all’indomani dell’attacco alle Torri gemelle, la seconda si riferisce all’invasione dell’Iraq avvenuta nel 2003.

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